L’apoptosi è un processo biologico assai complesso, misterioso da sondare nei suoi meccanismi; tuttavia risulta assai significativo e rivelatore delle lampanti conseguenze della perdita dell’equilibrio all’interno di un sistema cellulare, quindi organico.
Il termine apoptosi (dal greco ἀπὸ, "da", e πτῶσις, "caduta"), richiama l’immagine delle foglie che cadono dagli alberi, e se già Ungaretti in Soldati era riuscito a cogliere questo stato d’animo dell’uomo moderno, adesso questo processo di morte cellulare programmata, congenito in ogni organismo, è sicuramente stato attivato.
Il processo apoptotico non è una comune morte cellulare, quale potrebbe essere la semplice necrosi da danno tissutale (come ogni studente al primo esame di patologia sa bene), ma è un ben orchestrato meccanismo di suicidio che una cellula pone in essere in alcuni casi: può essere una fase del normale turn over tissutale, dell’ontogenesi e dell’omeostasi del sistema immunitario (che comprende la formazione e il differenziamento linfocitario), può far parte dello sviluppo embrionale, può essere coordinata e controllata dall’azione di fattori di crescita, come, ad esempio, le neurotrofine (che agiscono sulle cellule nervose e gliali tramite recettori che, cambiando la loro conformazione originaria, determinano l’inizio di una serie di eventi che attiveranno dei geni, i quali, a loro volta, porteranno alla crescita di determinate fibre nervose o alla morte per apoptosi di altre, considerate inefficienti o inutili).